Al Re Ferdinando II di Borbone che regalò il Porto all’isola rispose 106 anni dopo lo storico sindaco di Ischia Vincenzo Telese con l’ idea di realizzare un avamporto per allargare l’ area portuale
Anche l’edizione della festa del Porto di quest’anno 2024 va in archivio alla grande - Storie di porti ed avamporte a Ischia . Trasformazoni e ribellioni di fronte al fenomeno del turismo che avanzava sull’isola, il boicottaggio al Porto Aragonese a Ischia Ponte - Nel dì 17 settembre 1854, alle ore 5 pomeridiane, il porto veniva inaugurato alla presenza della corte, isolata in una pagoda posta su di una collina a nord dell’entrata di esso. Tutti i legni di qualunque fossero tonnellaggio furono obbligati di venire a prendere parte alla regata. Il giornale uffiziale di Napoli nel giorno appresso 18 settembre 1854 num. 203, descriveva la cerimonia così – “Circa dugento legni pavesati a festa fra il rimbombo di artiglierie ed i concerti di bande musicali entravano nel porto novello, e vi facevano varie evoluzioni. Un’immensa calca di spettatori era radunata sulla riva del porto. Il Re colla sua Real Famiglia, che da vari mesi soggiornava in ischia, godevano di sì delizioso spettacolo, da un loggiato a bella posta costruito su d’una collina a ponente dell’entrata del porto. Precedea la lancia del particolar servizio del Re, comandata dal Capitano Criscuolo , che da Marangone, sommozzatore di Santa Lucia, era divenuto capitano della lancia particolare di Ferdinando II. Seguivano le altre lance di particolare servizio; indi i reali Piroscafi , il Tancredi, la Saetta, il Delfino, l’Antelope, la Cristina; poi i legni della marina mercantile dell’isola, principiando dalle paranzelle, terminando ai minuti gozzi da pesca”
Anche l’edizione della Festa del Porto di quest’anno 2024 va in archivio alla grande. Si consegna alla storia come tutte le altre precedenti. Protagonista assoluto rimane sempre il porto nel racconto della varie epoche.La trasformazione dell’antico lago in moderno porto, fu un’opera mirabile e di grande intuizione commerciale e di sviluppo sociale voluta a quel tempo, da Re Ferdinando II di Borbone che si impegnò personalmente a che i lavori potessero iniziare con celerità e portati a compimento nel più breve tempo possibile. Infatti il 17 settembre di quel lontano 1854 il nuovo Porto di Ischia fu viva realtà.
E con esso anche il monumentale Tempio annesso, l’attuale Chiesa di Portosalvo, che a distanza di soli otto giorni vide gettate le sue fondamenta per svettare poco dopo sulla riva del Porto quale straordinario esempio di benevolenza reale del Borbone amico e benefattore della nostra isola. Le cronache del tempo così descrivono lo storico evento dell’apertura de Porto d’Ischia: “ Nel dì 17 settembre 1854, alle ore 5 pomeridiane, il porto veniva inaugurato alla presenza della Corte, isolata in una pagoda posta su di una collina a nord dell’entrata di esso. Tutti i legni di qualunque fossero tonnellaggio furono obbligati di venire a prendere parte alla regata. Il giornale uffiziale di Napoli nel giorno appresso 18 settembre 1854 num. 203, descriveva la cerimonia così – “Circa dugento legni pavesati a festa fra il rimbombo di artiglierie ed i concerti di bande musicali entravano nel porto novello, e vi facevano varie evoluzioni. Un’immensa calca di spettatori era radunata sulla riva del porto. Il Re colla sua real famiglia, che da vari mesi soggiornava in Ischia, godevano di sì delizioso spettacolo, da un loggiato a bella posta costruito su d’una collina a ponente dell’entrata del porto. Precedea la Lancia del particolar servizio del Re, comandata dal capitano Criscuolo , che da marangone, sommozzatore di Santa Lucia, era divenuto capitano della Lancia particolare di Ferdinando II. Seguivano le altre lance di particolare servizio; indi i reali piroscafi , il Tancredi, la Saetta, il Delfino, l’Antelope, la Cristina; poi i legni della Marina Mercantile dell’isola, principiando dalle paranzelle, terminando ai minuti gozzi da pesca”.
Questa preziosa descrizione d’epoca offre l’idea di come il popolo isclano di metà ottocento visse l’avvenimento, anche se l’autorità amministrativa locale (Sindaco e Giunta) disertò per protesta la cerimonia, perché riteneva (a torto) che l’apertura del vecchio lago trasformato in porto arrecasse grave danno alla comunità e ai pescatori che vi pescavano. L’AVAMPORTO DI VINCENZO TELE – “Il Coraggio delle idee”, frase-slogan non proprio inedita, per meglio significare e ridare forza e slancio a quell’audace idea, manco a dirlo, che ebbe lo storico precursore del turismo ischitano degli anni ’60, Vincenzo Telese, sindaco di Ischia per oltre un ventennio e Presidente dell’Evi (Ente Autonoma per la Valorizzazione dell’Isola d’Ischia) in quel tempo allorquando, da una posizione decisamente privilegiata , ebbe l’intuito che al porto borbonico già in fase di avanzato sviluppo, potesse servire e risultare utile un avamporto di appoggio logistico. Telese, che presiedeva un autorevole ente pubblico istituzionale di sviluppo turistico dell’isola al di sopra dei singoli Comuni, sapeva guardare lontano e si affidava appunto al coraggio delle sue idee per vederle realizzate nel proprio paese che amava al di sopra di ogni cosa. Fra le tante iniziative, fra opere pubbliche e di carattere sociale,puntò il dito su qualcosa di rivoluzionario per queitempi: creare un altro porto davanti al già esistente porto di Ischia, che i tecnici a cui fu affidato il compito di redigere un primo progetto di massima, chiamarono avamporto. Correva l’anno fra il 1963 ed il’64, quando Telese riunì a Roma nel suo ufficio dell’Enit i sei sindaci dell’isola che a quel tempo erano Umberto Di Meglio per Ischia, Antonio Castagna per Casamicciola, Vincenzo Mennella per Lacco Ameno, Giovanni Mazzella per Forio, Pietro Carlo Mattera per Serrara Fontana e Giovanni Di Meglio per Barano. A quello storico incontro romano Telese che si fregiava di due titoli di Commendatore e Grand Ufficiale,consegnò a ciascuno dei presenti un documento con la seguente intestazione: Il Coraggio delle idee – un moderno avamporto per Ischia, e giù di lì fino alla fine del foglio, la descrizione del progetto che avrebbe stravolto e migliorato il lato sinistro della vecchia Pagoda e la zona delle fornaci vicine fino a creare un novo e funzionale assetto della location con relativo sbocco stradale di congiungimento con la statale 270 che porta ai centri degli altri comuni isolani.
Ai sindaci l’idea di creare un nuovo banchinaggio protetto da un lungo molo frangiflutti al fine di incrementare e distinguere gli approdi in previsione anche di nuove navi, aliscafi e natanti da diporto in arrivo, parve straordinaria, di possibile fattibilità ed innovativa per il tipo di turismo che si andava impostando. Perfino lo stesso Umbero Di Meglio che non andava d’accordo e d’amore con Telese diede il suo parere favorevole. In sostanza l’ordinamento del traffico marittimo in via di espansione su Ischia, andava seguito ed incoraggiato anche in questo senso. Ma Antonio Castagna sindaco di Casamicciola,unico fra i suoi colleghi, si dimostrò subito contrario al progetto di Telese, avanzando dubbi e perplessità che potevano apparire anche fondati se il Castagna non fosse stato “scoperto” a preservare e difendere gli interessi del suo Comune che sognava il proprio porto turistico e commerciale dell’immediato futuro, in segreta concorrenza con quello più accreditato di Ischia capoluogo. In realtà, sia Telese che Castagna erano lungimiranti: il primo pensava ad una Ischia capofila per un turismo nuovo ed organizzato, capace di partire e proseguire alla grande dal Porto d’Ischia e servire l’intera isola, mentre il secondo, ossia Antonio Castagna, volgeva le sue attenzione esclusivamente al nuovo porto di Casamicciola a vocazione commerciale e non solo che di lì a poco doveva nascere avendo, egli democristiano di ferro, dalla parte sua quella Cassa del Mezzogiorno che finanziava opere pubbliche soprattutto di richiedenti “amici” con il supporto del Genio Civile alle Opere Marittime. Fra i due fu battaglia politica nel loro stesso partito della Democrazia Cristiana dell’epoca per alcuni anni, fino a quando Telese non gettò la spugna dando partita vinta a Casamicciola, che ebbe il porto commerciale ed anche turistico a discapito del telesiano avamporto di Ischia ideato , già a quel tempo con buone ragioni dal pioniere del turismo isolano. Buone ragioni, per altro, che a parer nostro e non solo nostro, valgono ancora oggi più che mai, se si pensa a quello che accade nei mesi di punta della lunga stagione turistica nel nostro Porto con navi di stazza superiore alla reale tenuta e capacità dell’ex lago borbonico di Villa dei Bagni.
Un avamporto dalla parte della Pagoda e delle vecchie fornaci, così come l’aveva in mente il mai abbastanza stimato Vincenzo Telese negli anni ‘60, con qualche accorgimento in più dell’ingegneria marittima moderna, risolverebbe oggi nell’attuale porto d’Ischia annosi problemi di intasamento e praticità, lasciati languire per troppo tempo, in forma stabile, per negligenza ed anche impotenza, laddove si è dato spazio a qualche sporadico intervento di opportuna correzione. Quindi un avamporto a supporto del nostro storico porto d’Ischia ? E perché no. L’impresa varrà sicuramente la spesa.IL PORTO ARAGONESE BOICOTTATO – “Siamo a conoscenza che esponenti di un patito politico (Democrazia Cristiana ndr) con sede in Ischia Ponte insieme a personaggi comuni del luogo si stanno attivando per affidare a loro tecnici amici, la redazione di un progetto per la realizzazione di un porto commerciale nell’ampio specchio d’acqua fra il Castello E Cartaromana con obbrobriose scogliere di protezione al largo di detto spazio di mare. La richiesta per la realizzazione del porto a Ischia Ponte attiverà a codesto vostro ufficio per l’approvazione ed il sostegno dell’opera. I sottoscritti si dichiarano fermamente contra ri alla realizzazione di un porto commerciale o di qualsiasi altre destinazione perché stravolgerebbe e deturperebbe uno scenario naturale che invece va conservato e difeso con tutti i mezzi a disposizione-…” . Ed a seguire tutta una serie di considerazioni sulla bellezza dei luoghi da “non toccare per qualsiasi ragione” e la ferma opposizione al progetto. La petizione fu inviata al Sindaco d’Ischia, alla Giunta Comuale, al Presidente della Provincia ed al Predetto di Napoli con le firme degli artisti Aniellantonio Mascolo, Mario Mazzella, Gabriele Mattera, Vincenzo Funiciello, Federico De Angelis, Giannini Califano, Giovan Giuseppe Cervera, Manlio MIserocchi, Gina Algranati ed altri. Era il 1960 con una Ischia che assaporava i primi frutti del boom economico dell’Italia e del turismo nei propri luoghi in via di lento ma progressivo sviluppo. Il porto aragonese ad Ischia Ponte si ed il porto aragonese ad Ischia Ponte no, provocò nel paese e nei8 circoli culturali e politici, la nascita di due scuole di pensiero che si sono fronteggiavano senza esclusioni di colpi. Studi, convegni, articoli sui giornali locali e regionali ha rappresentato per molti anni la materia viva,con cui si è tentato di ragionare sullo scottante argonmeto, senza però mai venire a capo della questione. Un solo punto fermo teneva banco, quello cioè che il porto commerciale come lo sognavano quelli che si battevano affinchè si facesse, non si doveva in alcun modo realizzare. Infatti il porto tra il Castello e gli scogli di Sant’Anna, all’altezza della torre di Michelangelo non ha mai visto la sua luce. Gli artisti di Ischia Ponte, accusati all’epoca di frenare lo sviluppo della zona, ebbero ragione di ribellarsi con tutte le proprie forze a quella che la storia ha poi ufficializzato scellerata quella ipotesi di progetto di un porto dove natura insopprimibile la faceva da padrone rallegrando ieri, oggi e sempre i cuori di tutti coloro che si lasciano pienamente coinvolgere.
Fotoricerca di Giovan Giuseppe Lubrano Fotoricerca
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