CULTURA & SOCIETA'

Ai Giardini di Ravino l’archeologa Mariangela Catuogno presenta i fari borbonici “Sentinelle della luce” per navi e naviganti: Forio, gli anni ’30 e la prima “fanalista” d’Italia

Le sapienti affermazioni dell’arch. di LIacco Ameno Mariangela Catuogno curatrice e presentatrice dell’evento: “La storia dei fari affascinante e misteriosa, afferma la catuogno, da sempre è protagonista dei racconti di mare, in cui l’uomo attraverso queste sentinelle di luce e di salvezza, sfida la sua sorte tra i pericoli e le insidie dei sentieri acquei e rinnova il suo spirito di intraprendenza e di conquista”. “bisogna aspettare il 1800, dichiara l’archeologa presentatrice dell’evento, il secolo della “farologia” per veder diffondersi questa meraviglia della tecnologia in paesi come l’Inghilterra, la Scozia e l’Irlanda, dove famiglie di costruttori i Douglass, gli Stevenson e gli Halpin costruiscono torri in granito svettanti sul mare”.

Non si tratta di “Fari nella notte” la nota canzone di qualche anno fa cantata da Francesco Capuano, un cognome questo, per altro che evoca una storia passata legata all’importante faro di Punta Imperatore e ad un donna di Forio che portava lo stesso cognome del cantante, Lucia Capuano di cui parleremo più avanti. Si tratta invece di un evento che l’archeologa e studiosa di Lacco Ameno Mariangela Catuogno ha organizzato e presenterà domani sera domenica 23 Giugno alle ore 20:00 ai Giardini Ravino ove sarà inaugurata la mostra “Sentinelle di luce: i fari nel golfo di Napoli in epoca borbonica”, un’esposizione di 10 tavole originali dei fari realizzati dai Borbone e confluite nell’Album dei Fari del Regno d’Italia, che fanno parte della collezione di Domenico Iacono.

“La storia dei fari affascinante e misteriosa, afferma la Catuogno, da sempre è protagonista dei racconti di mare, in cui l’uomo attraverso queste sentinelle di luce e di salvezza, sfida la sua sorte tra i pericoli e le insidie dei sentieri acquei e rinnova il suo spirito di intraprendenza e di conquista”. “Bisogna aspettare il 1800, dichiara l’archeologa presentatrice dell’evento, il secolo della “farologia” per veder diffondersi questa meraviglia della tecnologia in paesi come l’Inghilterra, la Scozia e l’Irlanda, dove famiglie di costruttori i Douglass, gli Stevenson e gli Halpin costruiscono torri in granito svettanti sul mare”.In questo contesto si inserisce la “storia luminosa” delle coste del Regno delle Due Sicilie, che su impulso dei Borbone vide la stretta sinergia di professionisti nel campo dell’ottica, della topografia, dell’ingegneria e dell’illuminotecnica. La realizzazione delle infrastrutture furono da parte dei Borbone la risposta concreta al rilancio sociale del regno che videro nelle aree portuali fulcri funzionali della città da potenziare per i commerci trans-marini.

La mostra “Sentinelle di luce: i fari nel golfo di Napoli in epoca borbonica” espone le tavole dei fari di Nisida, di Capri, di Punta Campanella, di Castellamare, del porto di Napoli, di Capo Miseno, di Procida e del Porto d’Ischia e rappresentano un modello dell’ingegneria dell’epoca, che contribuì ad incrementare e a rendere più sicura la navigazione nel golfo napoletano. Il faro di Punta Imperatore a Forio anch’esso a tutti gli effeti “sebtinella di luce” come indica la mostra, si accompagna ad una sua storia che negli anni ‘30 vide protagonista una donna madre e poi vedova coraggiosa di Forio. Si chianava Laucia Capuano-.La quale fu la prima donna guardiana del faro di Punta Imperatore a Forio edffiritura in Italia . Alla fine degli anni ’30, in quello stesso faro, suo marito vi morì fulminato, ma Lucia non si perse d’animo e, con i suoi 7 figli, prese l’incarico del suo Francesco. Questa qui di seguito el dettaglio la storia: Una donna eccezionale, che nonostante l’epoca piena di pregiudizi, restata vedova e con ben sette figli da sfamare, prese il posto del marito e nel 1937 divenne la prima farista d’Italia. In sua memoria, nel 2018 su proposta del sindaco Francesco Del Deo, la giunta comunale di Forio decise di approvare all’unanimità una delibera avente ad oggetto l’intitolazione della sala conferenze del molo borbonico alla signora Lucia Capuano, la donna del faro di Punta Imperatore e prima farista d’Italia. “L’amministrazione comunale di Forio – cos’ fu scritto nella proposta di deliberazione – intende intitolare la sala conferenze sita alla radice del molo borbonico ad una donna per ricordarne sempre il genio, il coraggio, la determinazione, la forza d’animo, la generosità e lo spirito di sacrificio. Lucia Capuano, donna semplice di Forio, è esempio di tali valori.

L’ARCHEOLOGA MARIANGELA CATUOGNO

Una donna che seppe andare contro ogni barriera culturale del tempo, e diventare la prima donna farista in Italia, rompendo gli schemi di emarginazione in cui era relegata la donna dell’epoca. Lucia Capuano, ben merita il riconoscimento dell’intitolazione, atteso che il suo nome è ricordato con affetto, stima, e simpatia dagli abitanti più anziani di Forio e può essere un esempio anche per i più giovani, anche perché costituì il prodromo della valorizzazione della donna, per la sua emancipazione e verso la parità di genere”. Lucia Capuano nacque a Forio il 6 gennaio 1903 e sposò Francesco De Falco, guardiano del faro di Punta Imperatore. Ed è lì che si trasferì a vivere insieme al marito e ai sette figli che nacquero dal loro matrimonio. Il 25 novembre 1937 il marito Francesco, detto “Ciccio ‘a lanterna”, morì in servizio fulminato da una scarica elettrica durante la riparazione di un guasto improvviso al faro e allora Lucia Capuano, improvvisamente vedova e con sette figli da sostenere da sola, trasformò il suo grande dolore in motivo di lotta per superare le discriminazioni fortissime allora esistenti tra uomo e donna, e riuscì a prendere il posto del marito come farista e assicurare così la sussistenza alla sua famiglia. Donna forte e coraggiosa che con fermezza e orgoglio, andando contro le convenzioni di quel periodo anteguerra, riuscì a superare le avversità della vita divenendo la prima donna farista d’Italia. Morì a Forio il 6 luglio 1986.

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