CRONACAPRIMO PIANO

Affaire rifiuti, processo sempre al palo

Nell’udienza di ieri mattina uno dei componenti del collegio giudicante si è astenuto, visto il ruolo di Gip rivestito in precedenza. Si ricomincia da capo tra un mese, quando verrà annunciato il collegio a cui sarà assegnato il dibattimento

Continua a procrastinarsi nel tempo l’effettivo inizio del processo sulle presunte tangenti negli appalti per la gestione dei rifiuti, sull’asse Forio-Lacco Ameno. Dopo il trasferimento del giudice Rescigno, che presiedeva il collegio c della Quarta sezione penale del Tribunale di Napoli, il dibattimento non è iniziato nemmeno ieri mattina, perché uno dei magistrati, la dottoressa Mancini, si è astenuta dalla trattazione della vicenda avendo già ricoperto in passato il ruolo di giudice per le indagini preliminare durante il quale aveva firmato alcuni decreti sulle intercettazioni. Gli atti processuali sono stati quindi inviati al Presidente coordinatore del Tribunale, che dovrà decidere a quale nuovo collegio assegnare lo svolgimento dell’istruttoria.

La decisione del Presidente verrà resa nota tra meno di un mese, nell’udienza del venerdì Santo, quando verrà fissata anche la data che segnerà, imprevisti permettendo, l’effettivo inizio di un processo tormentato come pochi, ancora fermo al palo a oltre tre anni di distanza da quando venne eseguita l’applicazione delle misure cautelari nei confronti di alcuni degli imputati, che rese di dominio pubblico l’inchiesta. Fra l’altro, molti ricorderanno che sin dalle prime battute la posizione del dottor Rumolo venne stralciata dalle altre a causa di un difetto di notifica che provocò una surreale “navetta” tra Procura e Gip durata oltre un anno con ben cinque tentativi di richiesta di rinvio a giudizio, vista la reiterazione dell’errore da parte degli uffici della Procura. Da quel momento, il ramo “principale” del processo, pur formalmente iniziato, frenò nell’intento di aspettare che anche lo storico dirigente del comune di Lacco Ameno venisse rinviato a giudizio, cosa che poi è effettivamente avvenuta nell’ottobre 2017. Tuttavia le cose si complicarono proprio in corrispondenza dell’istanza di riunione dei due rami della vicenda. Proprio presso la quarta sezione penale del Tribunale di Napoli, era stata letta la disposizione del Presidente coordinatore circa la possibile riunione dei due rami processuali. Il Presidente aveva infatti stabilito che il fascicolo processuale del dottor Rumolo sarebbe dovuto finire proprio sul tavolo del dottor Rescigno. Quest’ultimo tuttavia aveva già rivestito il ruolo di giudice dell’udienza preliminare nelle fasi del travagliato rinvio a giudizio per  Rumolo, e dunque secondo alcune interpretazioni non avrebbe potuto presiedere il collegio chiamato a celebrare il processo “unificato”.

Una possibile incompatibilità, dunque, e infatti una delle possibilità contemplate era quella di assegnare il processo al collegio b della prima sezione, presieduto dal dottor Pellecchia. Tuttavia ad aprile scorso il fascicolo riunito fu assegnato al citato collegio della Quarta sezione presieduto dal dottor Rescigno. Poi, come accennato in apertura, quest’ultimo fu trasferito, e adesso si ricomincia da capo. Per la cronaca, sono tredici gli imputati nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti della gestione rifiuti che oltre a Lacco Ameno e Forio coinvolge anche il Comune di Monte di Procida per episodi accaduti tra il 2011 e il 2012: oltre Oscar Rumolo, anche Salvatore Antifono, Vittorio Ciummo, Domenico De Siano, Vincenzo Di Maio, Carmine Gallo, Franco Iannuzzi, Restituta Irace, Antonio Mattera, Enzo Rando, Paolo Scotto Di Frega, Carlo Savoia, Vittoria Ciummo. La dottoressa Giulia Di Matteo, che prestò servizio in tutti e tre i comuni come segretaria comunale, è l’unica dei quattordici indagati originari ad essere stata prosciolta “per non aver commesso il fatto”. Domenico De Siano, Vittorio Ciummo e Salvatore Antifono, accusati dalla Procura di associazione per delinquere  finalizzata alla corruzione e alla turbata libertà degli incanti, sono stati liberati da tale addebito all’esito dell’udienza preliminare. I tre risponderanno quindi, insieme agli altri imputati, esclusivamente di vari episodi corruttivi e di turbativa d’asta: cosiddetti “reati-fine”, quindi senza alcun vincolo associativo come invece auspicava la Procura di Napoli.

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