Abusi su una minore, è l’ora dell’incidente probatorio
Stamane la giovane, che denunciò il patrigno, sarà ascoltata anche alla presenza della difesa
Si svolgerà stamane l’interrogatorio costituente incidente probatorio nell’ambito del procedimento che coinvolge un cittadino procidano accusato di abusi sulla figliastra minorenne. Proprio quest’ultima oggi verrà ascoltata tramite il citato istituto previsto dall’articolo 392 del codice di procedura penale, che consiste in un’udienza in camera di consiglio, senza la presenza del pubblico, nella quale le prove vengono assunte con le stesse modalità previste per il dibattimento. A differenza delle fasi precedenti, in cui la ragazza è stata ascoltata dai Carabinieri e dal Pubblico Ministero, stavolta anche la difesa dell’indagato, sostenuta dall’avvocato Intartaglia, potrà esaminare la minorenne. In tal modo l’accusa e la difesa potranno chiedere l’assunzione di mezzi di prova in questa fase che precede l’eventuale dibattimento (laddove, di solito, si “forma” la prova), ottenendo così la “cristallizzazione” della prova, non ripetibile. Al momento, pur dopo il ricorso al Tribunale del Riesame, l’indagato è confinato in carcere, nonostante l’impegno della difesa nel tentativo di contrastare un’accusa così pesante, e tentare di dimostrare l’innocenza del suo assistito.
La linea difensiva puntò soprattutto a dimostrare l’insussistenza degli indizi, evidenziando le contraddizioni nelle accuse lanciate dalla giovane, in particolare tra quelle che sono contenute nella denuncia, avvenuta a poche ore dall’ultimo presunto abuso, e ciò che invece emerse diversi giorni dopo tramite le risposte che la minorenne fornì, sollecitata dalle domande poste dalla pubblica accusa. L’avvocato ricordò anche la debolezza argomentativa nel riferire determinati episodi. Ad esempio come quando ella riferì di abusi che sarebbero avvenuti mentre i suoi familiari, sua madre e suo fratello, dormivano nello stesso appartamento teatro delle presunte molestie: secondo il legale, sarebbe stato impossibile il verificarsi di una simile circostanza, vista la configurazione dell’abitazione, all’interno della quale vi è un basso solaio e dove fu ricavato un soppalco per ottenere un minimo di divisione tra ambienti. Soppalco a cui si accede tramite i gradini di una breve scala. Uno spazio abitativo dunque assai ristretto, nel quale sarebbe inverosimile lanciare delle urla senza che nessuna delle altre persone presenti nella casa le avverta. Dunque, secondo la linea difensiva, la ricostruzione accusatoria rimaneva altamente improbabile. Eppure, gli auspici della difesa circa un alleviamento della misura si sono infranti nella conferma decisa dal tribunale, nel cui verdetto pesa indubbiamente la natura dell’accusa, aggravata dalla minore età della denunciante.
La denuncia della giovane, raccolta dai Carabinieri della Stazione di Procida, risale allo scorso novembre, e fece scattare una serie di accertamenti e verifiche da parte delle forze dell’ordine, concretatesi infine nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. La strategia difensiva sin dai primi momenti dopo l’arresto si è basata sul difficile percorso di vita della giovane, nata in Bulgaria e cresciuta dalla nonna, prima di giungere in Italia con la madre, e fare poi ritorno nel Paese d’origine per un paio d’anni, dove avrebbe subìto una violenza, rimanendo incinta: una gravidanza che si sarebbe conclusa con un aborto. Il matrimonio della madre con l’indagato non avrebbe migliorato le cose, visto il rapporto conflittuale instauratosi: secondo l’accusato, la ragazza non sopportava le imposizioni del patrigno, che le prescriveva di frequentare la scuola dell’obbligo e di evitare dannose abitudini per la salute, a partire dal fumo. La denuncia ai Carabinieri, secondo la ricostruzione difensiva, sarebbe quindi una sorta di “vendetta” nei confronti del patrigno e delle sue prescrizioni, ritenute eccessivamente oppressive.