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A rischio le spiagge dell’isola, è colpa del riscaldamento globale

Lo studio condotto dal Joint Research Centre della Commissione europeo è stato diffuso da Stop Global Warming. Entro il 2100 potrebbero sparire il 30% delle spiagge italiane

In pericolo spiagge famose come quelle di San Teodoro in Sardegna e di Lignano Sabbiadoro nella Laguna di Venezia, quelle delle isole greche di Lefkada e Lesbo rispettivamente nell’Arcipelago Ionico e nel Mare Egeo nord-orientale, quelle di Saint-Tropez in Costa Azzurra e Biarritz nei Paesi Baschi francesi, quelle di Marbella nella costa meridionale spagnola e Santa Cruz nell’Isola di Tenerife (Canarie) e quelle delle isole di San Jorge e San Miguel nell’Arcipelago portoghese delle Azzorre. Ma soprattutto quelle dell’isola di Ischia. È l’allarme lanciato da Stop Global Warming che ha diffuso i dati di un’inchiesta dello European Data Journalism Network (curato da Stefano Valentino con elaborazione dati di Giorgio Comai su uno studio del Joint Research Centre della Commissione europea), analizzato dell’Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa/EDJNet sull’erosione in corso relativa alle spiagge europee, nel mirino anch’esse dell’emergenza climatica. Infatti da qui al 2100 l’Italia perderà 1.030,5 km (29,73%) di spiagge. Nel mondo, lo scenario peggiore si verificherà in Australia (14.849 km), Canada (14.425 km), Cile (6659 km), Messico (5488 km), Cina (5440 km), Stati Uniti (5530 km), Russia (4762 km) e Argentina (3739 km).

Soffermandoci sul territorio italiano, sulle nostre coste l’erosione potrebbe distruggere completamente le spiagge di 109 comuni balneari su 584 (11%). Nel restante 74% delle municipalità l’assottigliamento della fascia di sabbia andrà da pochi centimetri fino a un livello critico.

Lungo le coste italiane, l’erosione potrebbe distruggere completamente le spiagge di 109 municipalità su 584 (11%). Nel restante 74% delle municipalità l’assottigliamento della fascia di sabbia andrà da pochi centimetri fino a un livello critico, mentre solo il 7% conoscerà un’espansione dell’arenile sabbioso. Nella famosa zona di Rimini, le spiagge arretreranno mediamente di 40 metri, ma in alcuni punti potrebbero sparire del tutto. A livello regionale, le municipalità sul litorale adriatico dove le spiagge andranno quasi sicuramente perse sono 3 su 7 (43%) in Friuli-Venezia Giulia, 5 su 12 (42%) in Veneto, 7 su 13 (54%) in Emilia Romagna,  4 su 25 (16%) nelle Marche, 5 su 16 (31%) in Abruzzo, 2 su 4 (50%) in Molise, 6 su 67 (9%) in Puglia, le municipalità minacciate sul litorale ionico sono 3 su 8 (38%) in Basilicata insieme a una parte delle 12 su 114 (11%) della Calabria, mentre quelle sul litorale tirrenico sono, oltre a quelle calabre, 4 su 42 (10%) in Campania, 6 su 23 (26%) nel Lazio, 5 su 33 (15%) in Toscana e 3 su 47 (6%) in Liguria. In Sicilia e Sardegna, le municipalità con spiagge destinate a svanire nel nulla sono rispettivamente 20 su 111 (18%) e 24 su 62 (19%).

LA METODOLOGIA DELLO STUDIO

Lo studio del Joint Research Centre quantifica l’erosione netta delle spiagge combinando tre fattori: oltre all’innalzamento del livello del mare dovuto al cambiamento climatico, si tiene conto anche dell’intensificazione delle tempeste e degli sbarramenti eretti dall’uomo lungo i litorali (come edifici, strade, dighe) che hanno drasticamente ridotto il naturale apporto di materiali di reintegro delle spiagge sabbiose. Lo studio prende in considerazione anche l’apporto di detriti lungo i fiumi dovuto ad attività umane o cause naturali che, insieme all’innalzamento del terreno, possono in alcuni casi compensano l’avanzata delle acque, comportando un’espansione delle spiagge anziché una loro ritirata. I ricercatori hanno tracciato previsioni diverse a seconda degli scenari climatici (alto e basso livello di emissioni di gas a effetto serra) e dei periodi temporali (2050 e 2100). Maggiore è la quantità di gas serra emessi dalle economie globali, maggiore sarà il loro contributo al riscaldamento globale e quindi l’innalzamento dei mari (attraverso l’espansione termica e lo scioglimento dei ghiacci).

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I dati generati dai ricercatori quantificano la retrocessione teorica del litorale sabbioso che si verificherebbe qualora nell’entroterra non ci fossero barriere fisiche capaci di arrestare il mare. Pertanto, alcune misure risultano eccessive. Per permettere una lettura più realistica dei dati, nella tabella e nelle mappe abbiamo preferito raggruppare le spiagge in tre diverse categorie, corrispondenti ad altrettanti indici di rischio: erosione tra zero e livello critico (fino a 100 metri di erosione), spiaggia molto probabilmente persa (oltre i 100 metri di erosione), espansione costiera (sopra i 0 metri). Sia la tabella che le mappe si riferiscono allo scenario climatico più pessimistico, con il maggior innalzamento del livello del mare, nel periodo fino al 2100.

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L’EROSIONE SULL’ISOLA D’ISCHIA

Sono le spiagge di Barano, Serrara Fontana, Ischia, Casamicciola e Forio quelle finite all’interno dello studio a cura dello Joint Research Centre della Commissione europea e diffuso dall’European Data Journalism Network. Secondo lo studio “l’erosione tra zero e livello critico” avverrebbe a Procida, Barano, Serrara Fontana e Casamicciola. A Forio ed Ischia, invece, potrebbe esserci il fenomeno dell’espansione costiera. L’erosione nel 2100 potrebbe portare via 78 metri di spiaggia a Procida. Migliori le previsioni per le località dell’isola di Ischia dove potrebbero esserci 59metri di erosione e Barano, 39 a Serrara Fontana e 36 a Casamicciola. A Forio, invece, l’espansione costiera potrebbe portar via 50 metri di spiaggia mentre a Ischia 60 metri. 

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