di Domenico Savio*
Insomma, le prospettive di vita individuale e familiare delle centinaia di migliaia di lavoratori stagionali del turismo e delle sue attività indotte in Italia sono nere, a causa del dimezzamento dell’indennità di disoccupazione invernale. Se i lavoratori vengono licenziati dalle aziende dopo circa sei mesi di lavoro all’anno la colpa non è certamente loro, che avrebbero interesse a lavorare tutto l’anno con un bel contratto di lavoro a tempo indeterminato. Finiamola con l’insulto e l’umiliazione che ai lavoratori fa comodo lavorare sei mesi all’anno per poi vivere di disoccupazione, che, tra l’altro, si aggira intorno al misero 60% della retribuzione.
Questa autentica elemosina di Stato per la sopravvivenza delle famiglie lavoratrici del turismo estivo esisteva da decenni, frutto dell’accanita lotta di classe dei lavoratori del settore condotta nella seconda metà del secolo scorso, ma con la legge di stabilità economica del 2015 il governo di Matteo Renzi, del Partito Democratico, il nuovo partito del capitalismo industriale, bancario e finanziario italiano, ritenendola troppa grazia per i lavoratori sfruttati e maltrattati del turismo stagionale ha deciso di ridurla da sei a tre mesi all’anno giustificando l’infame iniziativa come incentivo a stimolare l’allungamento della stagionalità lavorativa. Una tesi ridicola adatta per gli sprovveduti, dal momento che i padroni del turismo non consentono ai dipendenti di lavorare oltre sei mesi all’anno, nonostante i laudi guadagni accumulati durante l’estate, sicché i lavoratori possono anche morire di fame.
Più onestamente il governo e le regioni avrebbero dovuto disporre gli interventi necessari per favorire l’allungamento della stagione lavorativa e di conseguenza sarebbe diminuito il periodo di disoccupazione. Invece no, pur sapendo che nell’attuale realtà è impossibile prolungare l’attività lavorativa si è scelto di colpire deliberatamente i lavoratori per favorire la classe padronale con decontribuzioni varie e gli interessi di banchieri e finanzieri nazionali e internazionali. Tant’è che al dimezzamento dell’assegno di disoccupazione hanno corrisposto una serie di vantaggi economici per i padroni: il governo ha preso dagli sfruttati per dare ancora agli sfruttatori..
Abbiamo letto dalla stampa che l’Onorevole Cesare Damiano, del Partito Democratico, che guadagna circa 25.000 euro della collettività di stipendio al mese ha detto: “L’indennizzo che copre tutti i mesi di disoccupazione all’anno è ormai qualcosa che appartiene al passato”. Come dire, lavoratori rassegnatevi a vivere in miseria, visto pure che lo stipendio lavorativo estivo è di autentica fame. Il governo e il Partito Democratico, assieme ai partiti del centrodestra, si vergognino per questo ulteriore attacco alle già difficili condizioni di vita di una parte della classe lavoratrice italiana.
Naturalmente il governo borghese, clericale a capitalistico ha fatto una scelta politica nell’interesse della sua classe sociale, cioè di quella padronale, al contrario se avessimo già avuto un governo della classe lavoratrice le scelte di politica economica sarebbero state totalmente diverse e non ci sarebbe bisogno di lottare. Intanto, in attesa che il governo del paese passi dalle mani dei padroni a quelle dei lavoratori, agli sfruttati non rimane altro da fare che organizzarsi e lottare per sopravvivere, però devono farlo avendo coscienza che per vincere devono condurre una lotta dura e determinata, senza condizionamenti e arretramenti. Devono anche avere la capacità, che scaturisce proprio dal possesso o dall’acquisizione della coscienza, della cultura e degli obiettivi della propria classe sociale, di organizzarsi e combattere con l’organizzazione sindacale e politica propria e di non farsi ingannare e strumentalizzare dagli avversari politici, sindacali e istituzionali.
E’ chiaro che oggi i nemici di classe dei lavoratori sono tutti i partiti di centrodestra e centrosinistra che governano a palazzo Chigi e in parlamento, tutti di natura capitalistica e difensori degli interessi della classe padronale, cioè di quel 10% degli italiani che possiede oltre il 60% della ricchezza nazionale prodotta dalla classe lavoratrice. I lavoratori stagionali del turismo isolano, come quelli provenienti da altre parti d’Italia, che sono andati a Roma in piazza Montecitorio per chiedere il mantenimento dei sei mesi di disoccupazione all’anno lo hanno fatto senza un’analisi e una coscienza di classe, senza affidarsi alla propria organizzazione di classe politica e sindacale e fidandosi ciecamente dei propri avversari di classe, cioè di quei partiti e di quei politici locali, regionali e nazionali che gli hanno dimezzato l’indennità di disoccupazione dimostrando, così, infantilismo politico, illusione e ingenuità di classe e prestandosi persino alla strumentalizzazione politica dei partiti e dei personaggi del potere dominante.
In parlamento a dimezzare l’assegno di disoccupazione sono stati proprio i partiti di centrodestra e centrosinistra, ai cui rappresentanti locali i lavoratori si sono incoscientemente e ingenuamente rivolti facendosi finanche strumentalizzare con il comizio in piazza Montecitorio. La strumentalizzazione politica ed elettorale dell’avversario di classe è stata eloquente e umiliante per i lavoratori. Naturalmente questi partiti e personaggi esercitano la loro attività politica per continuare a occupare le poltrone del potere esercitandosi impropriamente e contemporaneamente nell’attività politica cosiddetta di governo e di opposizione, di governo quando legiferano contro gli interessi dei lavoratori e di opposizione quando ne assumono in piazza il ruolo di difensori. Invece essi dovrebbero difendere i lavoratori all’interno dei loro partiti, per i quali chiedono il voto ai cittadini, e nelle istituzioni in cui sono stati eletti. Purtroppo l’incosciente fiducia dei lavoratori nei loro avversari politici è l’origine della loro sconfitta e della loro schiavitù verso il potere padronale nelle aziende e la sua rappresentanza politica, istituzionale e di sistema.
Di conseguenza il risultato attuale e di prospettiva della trasferta a Roma è stato quasi nullo: ”Vedremo di corrispondere i sei mesi di disoccupazione per il 2015 e massimo pure per il 2016, ma per il futuro dovete rassegnarvi a perdere questa possibilità”, così hanno fatto sapere dal palazzo e dalla piazza coloro che hanno la pancia piena. Alcuni lavoratori per giustificare la propria incoscienza di classe dicono di essersi rivolti ai detentori del potere per essere ricevuti da qualche rappresentante del governo o del parlamento. Questa è un’assurdità, perché quando in piazza Montecitorio c’è una massa di lavoratori in lotta il potere non può negare, e non nega, un’audizione, fa parte del corretto rapporto istituzionale tra potere e popolo.
Intanto i lavoratori e le loro famiglie continuano a vivere nella totale incertezza della sopravvivenza quotidiana e sono letteralmente in balia della volontà dei padroni del turismo e del loro potere politico e istituzionale, perché, sciaguratamente, i mezzi di produzione, ovvero gli alberghi e le terme, sono ancora di proprietà privata. Per invertire la rotta e conquistarsi un lavoro sicuro e ben retribuito e un’esistenza dignitosa i lavoratori devono prendere coscienza di doversi organizzare e lottare esclusivamente all’interno della propria organizzazione ideale, di classe e rivoluzionaria, quale è proprio quella del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista. Ciò per cercare di migliorare le attuali condizioni di vita e nello stesso tempo lottare per la costruzione di una nuova società, in cui poter vivere con dignità e tranquillità sociale la nostra esistenza.
Forio, 27 novembre 2015.
* Segretario generale e Consigliere comunale di Forio del P.C.I.M-L.