LE OPINIONI

IL COMMENTO Vivere su un’isola

DI GIORGIO DI DIO

Non sono poche le piccole isole in Italia. Elba, Capraia, Giglio. Gorgona, Capri, Ischia, Procida, Ponza Ventotene, Lipari, Vulcano, Stromboli, Panarea, Filicudi, Alicudi, Salina, Sant’Antioco, San Pietro; Favignana, Levanzo ,Marettimo, Ustica, Pantelleria, Linosa, Lampedusa, Maddalena, le isole Tremiti. Le isole hanno indubbiamente delle cose in comune. Hanno il sole, hanno il vento, hanno i gabbiani, le conchiglie sulle spiagge, il mare dove puoi fermati ad ascoltare le onde. Le isole hanno la caratteristica di essere semideserte d’inverno e troppo affollate d’estate. Apparentemente sono tutte uguali, ma non è così. Ogni isola è diversa dalle altre, ognuna ha i suoi problemi. Molti problemi, però, sono comuni. A cominciare dalla sanità. Le piccole isole rappresentano un problema di grande complessità per la sanità pubblica. Non c’è dubbio che la specificità delle isole rende più difficile l’erogazione di servizio sanitari regolari e ne aumenta il costo di gestione. La distanza dalla terraferma, il cattivo tempo che spesso rende difficile i collegamenti, il ridotto numero di utenti spingono la sanità pubblica , nell’ottica oramai imperante del taglio delle spese, a ridurre i servizi anziché incrementarli. La sfida che deve affrontare la sanità pubblica è quella di garantire un accesso ai servizi sanitari al pari di quelli delle città della terraferma. Ma , a parte le buone intenzioni, le piccole isole restanoterritori marginali.

Molte isole minori non hanno né unospedale né un presidio sanitario. E pure dove unaparvenza di ospedale c’è i problemi non mancano. Ne è un esempio la nostra Procida dove un ospedale c’è, ma piano piano lo stannoesautorando di tuttiinservizi. Il comitato Procidano, “l’ospedale non si tocca” è molto attivo nella difesa dei cittadini al diritto alla salute, ma anche Procida soffre delle difficoltà di tutte le piccole isole e le soluzioni restano difficili. La mancanza di un ospedale funzionante può essere ammortizzata solo con un servizio efficiente di elisoccorso o con l’idroambulanza, ma anche qui la marginalità della piccola isola viene fuori perché può succedere che in caso di estrema urgenza non riescano a partire per il maltempo o non sono disponibili per qualche guasto. Anche la scuola è un punto dolente per le piccole isole. Si pensi che quasi la metà delle piccole isole non ha un istituto secondario di secondo grado. In molteisole viene privilegiatomolto l’istituto alberghiero, proprio per la preparazione in campo turistico che può dare questo tipo di scuola. A Procida non c’è l’istituto alberghiero, e tutti i ragazzi che vogliono frequentare questa scuoladevono andare venire dalla vicina Ischia. A Procida c’è l’antichissimo e rinomato istituto nautico, proprio a dimostrazione del fatto che l’isola non ha mai avuto una vocazione turistica e che tutta l’economia dell’isola girava intorno alla navigazione. Accanto all’istituto nautico c’era il vecchio istituto magistrale che rispondeva all’esigenza soprattutto delle ragazze che non avevano alcuna intenzione di navigare, ma al massimo aspiravano a fare le maestre. Con la scomparsa dell’Istitutomagistralela naturale evoluzione culturale dell’istituto ha portato alla nascita dei licei ( scientifico, linguistico e sociale) che fanno buona compagnia all’istituto nautico.

In tempi più recenti il turismo ha preso piede pure a Procida, e oggi, è diventato, insieme alla navigazione, uno dei settori portanti dell’economia isolana. Come ho già detto sulle isole si vive soprattutto d’estate e questo pone un notevole problema di sostenibilità e delle conseguenzeche questo comporta, dal consumo di acqua eccessivo, dal traffico, dall’energia elettrica, dai problemi del trasporto marittimo. Il problema dell’acqua non è da sottovalutare, perché le condutture passano sotto il mare. L’acqua a Procida arriva attraverso due condotte sottomarine. La terza condotta entrata in funzione in tempi più recenti rispetto alle altre due va diretta a Ischia e non passa per Procida. E i guasti alle condotte, quando accadono, creano seri problemi. Ma già senza arrivare a questo l’enorme aumento della popolazione durante la stagione turistica fa in modo che il consumo di acqua aumenti eccessivamente e, di conseguenza diminuisce la quantità di acqua a disposizione di ognuno, compresi i residenti, creando spesso problemi di distribuzione nelle zone più alte. L’over tourism non ha solo effetti positivi , ma ne ha anche molti negativi come l’aumento dei fitti, l’aumento dei prezzi, la disponibilità di abitazioni per i residenti ridotta quasi a zero perché tutti delle loro abitazioni ne hanno fatto bed ans breakfast. Chi deve mettere su famiglia non trova una casa, i residenti che vogliono andare a mangiare fuori si devono scontrate con prezzi impazziti, chi vuole fare una passeggiata è costretto a navigare inmezzo alla folla. Tutte le piccole isole, chi più chi meno, sono zone di grande marginalità e uno dei problemi è proprio la concentrazione del turismo solo in alcun i mesi dell’anno. La soluzione è la destagionalizzazione. È una linea invocata dai governi di tutta Europa ma non è di facile realizzazione. Lo sviluppo di un’isola non può essere affiato solo al turismo perché il turismo è inevitabilmente stagionale e comporta problemi di sostenibilità ambientale e di sovraffollamento

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