LE OPINIONI

IL COMMENTO L’Europa brucia?

Di GIORGIO DI DIO

Era il 1967 quando ho letto “Parigi brucia?” di Dominique Lapierre e Larry Collins. Nella fase finale della Seconda guerra mondiale Hitler ordinò: “Bruciate Parigi”. Parigi la città dei boulevard, di Notre-Dame, del Louvre e della torre Eiffel, di Montmartre doveva essere distrutta. Ma non poteva essere e non lo fu. Entrarono in gioco personaggi di altissimo livello come De Gaulle, il generale von Choltitz, il console svedese Nordling. Parigi fu salva. Brucerà l’Europa? Riusciremo a salvarla? O stiamo andando incontro a una terza guerra mondiale che ci distruggerà tutti? Si può accettare quello che dice Zelensky e cioè, che l’Ucraina sta combattendo anche per noi? Lo ha detto Giorgia Meloni alla Conferenza Bilaterale sulla Ricostruzione dell’Ucraina: “Il popolo ucraino sta combattendo anche per noi. Il popolo ucraino combattendo non avvicina il conflitto, allontana un possibile conflitto più vicino a casa nostra. E quindi il sostegno che noi forniamo è un sostegno dovuto, necessario e che abbiamo portato avanti in tutti gli ambiti che erano necessari e in questo quadro si inserisce la Conferenza sulla ricostruzione che abbiamo organizzato oggi”.

Intanto nei telegiornali di tutti i giorni scorrono immagini devastanti. Non solo in Ucraina ma anche a Gaza. Prigionieri con le mani alzate, poi legate dietro la schiena, torturati, donne violentate. Assoggettamento dei corpi, dominazione con la paura, bombe sugli ospedali, sulle scuole, sui collegi, sulle fabbriche, fuoco sulla folla affamata che cerca solo un poco di cibo per non morire, e solo per questo viene uccisa. Bambini morti di fame. Di fame. La disperazione diventata normalità, il cuore offerto alle mitragliatrici, la pietà che non esiste più. Il Papa, sempre più solo, alla continua ricerca della pace. Zelensky gli dice di farsi i fatti suoi. A lui servono armi e soldi, non consigli. A lui non serve la mediazione del papa perché non gli serve la pace, gli serve la guerra, perché solo la guerra senza fine può assicurare una pace giusta all’Ucraina. La guerra finirà solo quando Putin l’invasore sarà sconfitto (con le armi e i soldi dell’occidente) e Putin continuerà la guerra sempre con maggiore intensità finché non l’avrà vinta. La guerra in Ucraina è la stessa guerra di Gaza. Soldati israeliani aprono il fuoco contro un convoglio di aiuti che tornava dal nord di Gaza lungo il percorso indicato dall’esercito israeliano. Contraddizioni di una guerra dove si spara anche sugli operatori umanitari.

La guerra in Ucraina e la guerra a Gaza sono la stessa guerra: Non si distinguono più gli invasori da quelli che sono stati invasi: Entrambi tolgono vite, cancellano il sorriso di bambini, uccidono la voglia di vivere. La guerra in Ucraina e quella a Gaza non fanno distinzioni. La guerra fa diventare normalità le vite strappate, cancella i bambini che giocano a pallone, la guerra toglie la normalità di vivere. E, nonostante Zelensky non sembri voler intraprendere un percorso di pace, è dovere di tutta l’Europa, di tutto il mondo occidentale aiutarlo, perché con la sconfitta definitiva dell’Ucraina, la guerra potrebbe andare oltre. C’è in gioco la pace mondiale. Proviamo a immaginare se questa guerra arrivasse in tutta Europa, arrivasse anche da noi che ancora la guardiamo come una cosa lontana che ci dispiace ma non ci riguarda. Cosa succederebbe se Putin dovesse vincere e sconfiggere l’Ucraina? La Russia si accontenterebbe? O tra qualche anno, ricostruite le forze, attaccherebbe qualche altro stato? È famoso il detto latino “Si vis pacem, para bellum” («se vuoi la pace, prepara la guerra»). L’Europa si è abituata alla pace, si è adagiata sulla convinzione che dopo la seconda mondiale guerre non ce ne sarebbero più state. Non si può pensare alla guerra con tante bombe atomiche in giro, non si può pensare alla guerra quando il rischio è la distruzione di tutto il genere umano. Ma la vita pacifica non è un diritto acquisito, non la dobbiamo dare mai per scontata. In Europa vige una clausola di mutua difesa-art. 42.7 del trattato di Lisbona- in vigore dal 2009. La clausola stabilisce che “se un paese dell’UE è vittima di un’aggressione armata sul suo territorio, gli altri paesi dell’UE hanno l’obbligo di aiutarlo e assisterlo con tutti i mezzi”. Quindi basterebbe che la Russia invadesse un paese europeo e tutti gli altri, compresa l’Italia, si troverebbero automaticamente in guerra contro la Russia. Purtroppo, nella storia i pazzi al potere esistono. E ne abbiamo diversi esempi.

Tutti pensavano che con le pesanti sanzioni varate dagli Stati Uniti e dall’Europa la Russia sarebbe stata messa in ginocchio. Tutti pensavano che con un bilancio del tutto negativo, con la difficoltà di trovare finanziamenti altrove, Putin non avrebbe avuto più possibilità di finanziare la macchina bellica, tutti pensavano che Putin sarebbe stato messo sotto accusa dagli stessi russi. Invece Putin è stato rieletto e la Russia continua a produrre armi incessantemente. Oggi è fermato da una Nato ancora troppo forte e da un’Europa ancora compatta, ma continua nel suo gioco di lanciare la pietra e nascondere la mano. Larvate minacce dell’uso delle armi nucleari poi subito smentite. La smisurata sete di potere di Putin ci deve convincere che niente si può escludere. La possibilità che la Russia possa attaccare l’Europa non è certa una cosa che può accadere oggi. Ma domani? O fra dieci anni? Può succedere ed è una possibilità che ci deve fare riflettere e ci deve portare a due conclusioni. Uno: l’Ucraina deve essere aiutata perché se la Russia perde o è costretta ad accettare un accordo di pace, difficilmente tenterà altri attacchi in Europa. Naturalmente gli aiuti devono essere calibrati e non rischiare di essere intesi come attacchi diretti alla Russia. Due: L’Europa deve rafforzare le proprie difese con investimenti massicci e deve arrivare a una difesa comune. Solo così possiamo avere concrete possibilità di evitare una terza guerra mondiale. Solo dando ragione una volta tanto agli antichi romani. Solo applicando il detto “Si vis pacem, para bellum”.

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