LE OPINIONI

IL COMMENTO Fotografie dal futuro, di un mare divorato dal progresso

Osservare le foto del passato, quando gli anni che si ha davanti sono meno di quelli che si ha alle spalle, è sempre un po’ malinconico. I social, in tal senso, non aiutano a stare meglio. Ogni tanto i nostri profili ripropongono vecchi ricordi e ci riportano a un tempo che non torna, con l’unico effetto di suscitare un po’ di tenerezza e molto più spesso un sorriso amaro. Anche il confronto di come erano e come sono ora i grandi divi del cinema, della musica e della televisione è impietoso. Forse per vivere più sereni, con meno frustrazioni, ci sarebbe bisogno di una fantasiosa e del tutto improponibile legge. 

Il divieto di guardare al passato attraverso le immagini. Potrebbe bastare il ricordo e il racconto di quello che è stato. Non è così, purtroppo. Facebook o chi per lui, è lì a ricordarci che la vita cambia e non è detto che lo faccia in meglio. E’ così per le persone, lo è forse ancor di più per i luoghi che le persone vivono e hanno vissuto. Guardare le foto di Ischia negli anni ‘50, ‘60 o anche soltanto di una ventina di anni fa, ad esempio, può provocare rabbia e malessere. Perché l’isola è cambiata radicalmente e lo ha fatto in peggio. C’erano le spiagge e ora non ci sono più. Al posto della sabbia ci sono le palafitte e le pedane sul mare. C’erano le calette con le barche di legno e oggi c’è un’invasione di motoscafi, gommoni e moto d’acqua. C’era tanto verde e adesso si vedono case e luci accese sulle montagne. La sensazione è che tra una cinquantina di anni, anche le foto scattate oggi saranno un pugno nello stomaco per chi vivrà l’isola del futuro. Anche a Napoli il confronto con il passato fa rabbrividire. Nel corso degli ultimi 80 anni la città ha divorato gran parte del suo mare. E’ accaduto a Mergellina, a Santa Lucia, a Posillipo. Gli insediamenti, le colmate, il cemento. Tutto in ragione di un progresso fondato sullo sviluppo economico e sulla ricchezza e che entra inevitabilmente in contrasto con la tutela della natura e quindi anche del vero benessere. Le indicazioni per il futuro, purtroppo, non lasciano sperare che possa esserci un’inversione di tendenza. In questi giorni si parla di un progetto che, se realizzato, sottrarrà altro mare alla città. L’idea, di cui si sta facendo promotore anche l’amministrazione comunale, è di ampliare il porto di Mergellina, attraverso la realizzazione di nuovi pontili per l’ormeggio di centinaia di barche. Un investimento di circa 10 milioni di euro a supporto di un progetto della filiera nautica italiana Afina, volto a trasformare la costa con un’opera imponente e dall’evidente impatto, visivo e ambientale. Il piano prevede l’estensione del molo di sopraflutto di Mergellina di 250 metri, con l’aggiunta di sei pontili a pettine, ciascuno lungo 100 metri e distanziati di 50 metri l’uno dall’altro. Oltre mille metri di ormeggio, sufficienti per ospitare tra i 350 e i 400 nuovi posti barca.

Nei giorni scorsi ho intervistato per la Tv, il presidente della società promotrice del progetto. Ha provato a spiegarmi gli effetti benefici dell’opera, entrando nel dettaglio del progetto. Lo ha fatto in maniera puntuale e precisa, dandomi la possibilità di illustrare ai telespettatori, quale fosse lo specchio di mare interessato alla costruzione dei nuovi pontili. E ho visto al posto delle onde nuove braccia di cemento, ho immaginato la vista del panorama dall’alto, con il mare occupato da centinaia di mega yacht. Ho pensato al rumore assordante dei motori, alle onde provocate dagli scafi e non dal vento. Ho visto le piccole barche dei pescatori divorate dalla maestosità di natanti enormi. E tutto questo non  mi è piaciuto. E’ come se nella mia mente avessi scattato una fotografia dal futuro e l’avessi confrontata con lo scenario attuale. Proprio come accade oggi, quando Facebook ci propone le foto del passato di una città distrutta e vituperata. Lasciamo, invece, che il mare bagni Napoli (per dirla alla Ortese), almeno per un po’. E lasciamo che sulle montagne ci sia ancora qualche albero. Non è qualche barca miliardaria in più che produrrà sviluppo al territorio. La vera ricchezza è potersi affacciare da un qualsiasi balcone e poter ammirare e magari fotografare, ancora per qualche anno, quello che resta del verde e del nostro splendido mare.

* DIRETTORE “SCRIVONAPOLI”

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